Come si legge l'etichetta dell'acqua?

L’acqua è una componente essenziale del nostro organismo, rappresenta la seconda sostanza più importante che assumiamo, dopo l’ossigeno.

Molto frequentemente si acquista l'acqua nel supermercato e nella scelta della marca si tende a pensare che tutte le acque sono uguali, ma siamo davvero sicuri che sia così? Oppure le varie acque hanno caratteristiche diverse che vanno valutate in base alle nostre esigenze? Scopriamolo insieme.

La prima cosa importante da sapere è che, quando beviamo, in realtà non introduciamo solo acqua, ma anche un insieme di ioni fondamentali per la vita. Infatti l’uso di acqua distillata (pura) al posto della normale acqua porterebbe a gravi danni per l’organismo. Questo fa notare come tutto ciò che è disciolto nell’acqua è molto importante e una attenta valutazione di ciò ci permette di scegliere l’acqua più adatta alle nostre esigenze.

Quanti di voi, quando comprano una bottiglia d’acqua, si preoccupano di leggere l’etichetta? Un po’ per fretta, un po’ per scarsa voglia, un po’ perché non si è informati, quasi nessuno si preoccupa di farlo.

Vediamo insieme come si fa a leggere correttamente l’etichetta di una qualsiasi bottiglia di acqua e il significato di alcuni termini in essa riportati.

                                           



1) RESIDUO FISSO A 180 °C.

Il “residuo fisso” è un parametro molto importante che si esprime in mg/L o in g/L e identifica la quantità totale di sali minerali disciolti in un litro di acqua. Maggiore è questo valore, maggiore sarà il contenuto di sali minerali.

Per calcolare questo parametro si riscalda un campione di acqua fino a 180 °C (temperatura scelta per convenzione) e la quantità perfettamente secca che rimane dopo evaporazione dell’acqua definisce il residuo fisso.

Dalla valutazione del residuo fisso si possono classificare le acque in 4 categorie:

  • acqua minimamente mineralizzata. Acqua con residuo fisso non superiore a 50 mg/L. Risulta essere carente di sali minerali, quindi stimola la diuresi. A causa della carenza di sodio è indicata per chi soffre di ipertensione ed è indicata anche nell’alimentazione di neonati e per la prevenzione della calcolosi renale.
  • acqua oligominerale o leggermente mineralizzata. Acqua con residuo fisso compreso tra 50 e 500 mg/L. Anch’essa favorisce la diuresi, è indicata per chi soffre di ipertensione e per prevenire la calcolosi renale.
  • acqua mediominerale. Acqua con residuo fisso compreso tra 500 e 1000 mg/L. Contiene un discreto contenuto di sali minerali, è adatto per gli sportivi e nel periodo estivo allo scopo di reintegrare liquidi e minerali persi con la sudorazione.
  • acqua minerale o ricca di sali minerali. Acqua con residuo fisso superiore a 1000 mg/L. È un’acqua terapeutica molto ricca di sali. Ha uno scarso effetto diuretico e può favorire la comparsa di calcoli renali. Per evitare effetti sfavorevoli è necessaria acquistarla solo sotto consiglio medico.


Inoltre, a volte, nelle acque può essere presente un contenuto particolarmente elevato di specifici sali, e nell’etichetta sarà quindi apposta una dicitura atta ad evidenziare questa sua caratteristica. Ad esempio:

  • “acqua contenente bicarbonato” HCO3-. Acqua con un contenuto di bicarbonato superiore a 600 mg/L. È un’acqua particolarmente utile per chi soffre di acidità gastrica o per chi soffre di patologie renali. Inoltre è utile per chi pratica sport in quanto tende a tamponare il carattere acido dell’acido lattico che si forma durante uno sforzo muscolare.
  • “acqua solfata” SO42-. Acqua con contenuto di solfati superiore ai 200 mg/L. È un’acqua lievemente lassativa, quindi consigliata ad esempio in caso di stipsi intestinale. Al contrario, a causa della capacità dei solfati di formare con il calcio sali insolubili e non assorbibili (diminuisce l’assorbimento di calcio), è sconsigliata nel periodo post-menopausa, dato che può favorire l’insorgenza di osteoporosi, e durante la crescita.
  • “acqua clorurata” Cl-. Acqua con contenuto di cloruri superiore a 200 mg/L. È un’acqua che ha un’azione equilibratrice dell’intestino, delle vie biliari e del fegato. Ha un’azione lassativa e purgante tipica delle acque salse e salso solfate, e come questa può essere usata dagli individui che presentano ipercolesterolemia, dato che favoriscono l’eliminazione dei sali biliari con le feci.
  • “acqua magnesiaca” Mg2+. Acqua con contenuto di magnesio superiore a 50 mg/L. È un’acqua che ha un’azione prevalentemente purgativa. Inoltre trova indicazione anche nella prevenzione dell’arteriosclerosi, dato che favorisce la dilatazione delle arterie. Può essere anche usata nell’alimentazione degli sportivi per prevenire i crampi.
  • “acqua calcica” Ca2+. Acqua con contenuto di calcio superiore a 150 mg/L. È un’acqua indicata nella crescita, in gravidanza, in menopausa e nella prevenzione dell’osteoporosi e dell’ipertensione. Sono indicate anche per chi è intollerante al latte. Al contrario di ciò che si potrebbe pensare, vari studi confermano che l’acqua con un alto contenuto di calcio non favorisce la generazione di calcoli renali, addirittura ci sono alcuni studi che dimostrano l’esatto contrario.
  • “acqua fluorurata” F-. Acqua con contenuto di fluoruri superiore a 1 mg/L. È un’acqua utile per rafforzare i denti, per prevenire le carie, per l’osteoporosi e per la fase di crescita, anche se un uso prolungato dev’essere evitato in quanto porta ad effetti opposti.
  • “acqua ferruginosa” Fe2+. Acqua contenente ferro bivalente superiore a 1 mg/L. È indicata in caso di carenze di ferro e per quei soggetti con un alto fabbisogno di ferro (lattanti, donne in gravidanza, sportivi, adolescenti).
  • “acqua acidula”. Acqua con tenore di CO2 superiore a 250 mg/L. È un’acqua che facilita la digestione, anche se in realtà le nostre diete sono già ricche di sostanze acide e normalmente non è necessaria alcuna integrazione.
  • “acqua sodica” Na+. Acqua con contenuto di sodio superiore a 200 mg/L. È un’acqua che influenza positivamente l’eccitabilità neuromuscolare ed è quindi indicata per gli sportivi oppure nei mesi estivi quando c’è una consistente sudorazione. È sconsigliata ad individui ipertesi.
  • “acqua a basso contenuto di sodio o iposodica”. Acqua con contenuto di sodio inferiore a 20 mg/L. È un’acqua adatta per gli individui ipertesi e per combattere la ritenzione idrica.

È importante però precisare che NON bisogna considerare l’acqua come un qualcosa che porta a guarigione o alla prevenzione di certe patologie, ma bensì come un valido aiuto se associata ad una alimentazione corretta e ad uno stile di vita sano.

Cliccando sul seguente link potete trovare un elenco delle varie acque e delle loro rispettive caratteristiche:

2) PH.

Il pH è un parametro che fornisce una stima dell’acidità/alcalinità dell’acqua, solitamente alla temperatura dell’acqua di sorgente.

Il pH dell’acqua distillata è di 7 (perfetta neutralità) a una temperatura di 25 °C, mentre quello delle acque minerali naturali risulta essere compreso tra 6.5 e 8.0 a causa della presenza di sali disciolti. Ovviamente maggiore è il contenuto di CO2 e/o solfati, minore sarà il pH (maggiore acidità).

3) CONDUCIBILITA' ELETTRICA SPECIFICA A 20 °C.

La conducibilità elettrica dà una misura della capacità di un certo materiale di condurre una corrente elettrica. 

Secondo voi l’acqua è in grado di condurre corrente elettrica? In realtà no, o meglio, l’acqua distillata, senza ioni (elettroliti) disciolti non conduce corrente elettrica. È proprio la presenza dei minerali a dare all’acqua la capacità di condurla.

Come il residuo fisso, quindi, anch’esso dà una stima del contenuto di sali minerali presenti. Infatti possiamo dire che la conducibilità aumenta linearmente all’aumentare dei sali disciolti.
Solitamente la conducibilità elettrica specifica a 20 °C presenta un valore compreso tra 100 e 700 µS/cm.

4) DUREZZA.

La durezza totale dell’acqua ci dà una stima del contenuto totale di ioni Ca2+ e Mg2+.
Essa viene espressa solitamente in gradi francesi (°f), dove 1 °f è uguale al contenuto di calcio e/o magnesio che equivale a 1 g di CaCO3 in 100 litri di acqua.

In base alla durezza, l’acqua si può classificare in:
  • acqua molto dolce: 0-4 °f
  • acqua dolce: 4-8 °f
  • acqua medio dura: 8-12 °f
  • acqua discretamente dura: 12-18 °f
  • acqua dura: 18-30 °f
  • acqua molto dura: >30 °f

In realtà non esiste un valore limite di durezza per le acque minerali, anche se quella di un’acqua potabile dev’essere compresa tra 10 e 50 °f.

Molto spesso però nell’etichetta non viene riportato il valore di durezza in gradi francesi, ma solo il contenuto, in mg/L, di calcio e magnesio.
Per ricavare il valore di durezza in gradi francesi allo scopo di valutare se siamo di fronte ad un’acqua dolce, dura o molto dura, si può utilizzare questa semplice formula:
                                          
Dove i valori di “mg/L di Magnesio” e “mg/L di Calcio” possono essere letti nell’apposita etichetta dell’acqua considerata.

In realtà la durezza non influisce in maniera significativa sulla salute di un individuo, cioè un’acqua dura o molto dura non provoca problemi sanitari; però se si passa da un acqua dolce ad un acqua più dura si percepisce una notevole variazione del gusto.

5) NITRATI E NITRITI. 

I nitrati (NO3-sono normalmente presenti nelle acque. Di per sé non sono tossici, ma lo diventano nel momento in cui sono trasformati (di solito il 20% della dose assunta) in nitriti (NO2-all'interno dell'organismo, ad opera di batteri denitrificanti (che usano (NO3-come accettore finale di elettroni nel metabolismo cellulare).

I nitriti, in alte quantità, svolgono una duplice azione tossica:

  1. possono legarsi all’emoglobina trasformandola in metaemoglobina e quindi ostacolando il trasporto di ossigeno nel sangue, con conseguenze pericolose soprattutto per bambini e neonati.
  2. a livello gastrointestinale, possono reagire con proteine per generare delle N-nitrosammine che sono cancerogene.


Per questo motivo nelle acque minerali ci sono dei limiti stabiliti dalla legge per quanto riguarda i livelli dei nitrati. Quelle ordinarie devono avere un contenuto di nitrati inferiore a 45 mg/l, mentre quelle ad uso neonatale devono averlo inferiore a 10 mg/L.


Sono stati effettuati vari studi riguardo l'associazione tra i nitrati nell'acqua potabile ad una concentrazione minore di 50 mg/l e l’insorgenza di cancro; i risultati di tali studi confermano che tali concentrazioni NON sono dannose.

Per i nitriti, invece, la normativa vigente prevede che per le acque destinate al consumo umano ci sia una concentrazione massima di 0,02 mg/L.





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