Pena di morte: l'iniezione letale
La
pena di morte viene definita come la massima sanzione che può essere ordinata
dall’autorità giudiziaria e prevede la cessazione della vita dell’individuo.
Ad oggi, gli Stati che eseguono maggiormente
esecuzioni sono, nell’ordine, Cina, Iran, Pakistan, Arabia Saudita e Stati Uniti.
Tra i metodi di esecuzione usati, ricordiamo
l’iniezione letale.
L’iniezione letale è considerata la più umana
tra le condanne a morte e quindi è la più “accettata” eticamente; attualmente
viene eseguita in quattro Stati: gli USA, la Cina, il Taiwan e il Guatemala.
Tale metodo di esecuzione prevede l’uso in successione
di tre sostanze, ognuna delle quali con una propria funzione ben precisa.
La prima sostanza che viene iniettata è
solitamente il tiopentale. Il tiopentale
è un principio attivo che appartiene alla classe farmacologica dei barbiturici,
con i quali condivide il meccanismo d’azione. I barbiturici chimicamente sono
dei derivati dell’acido barbiturico e sono dei farmaci che attualmente sono
stati soppiantati dalle più sicure benzodiazepine. Essi in generale hanno
un’azione sedativa e ipnotica, e vengono quindi usati come farmaci per trattare
l’ansia e l’insonnia, agendo come agonisti GABAergici sui recettori GABAA.
Se vi state chiedendo cosa sia il GABA, il GABA
(acido γ-amminobutirrico) è il principale neurotrasmettitore inibitorio
centrale; la sua ridotta presenza o azione nel sistema nervoso centrale è
tipica di patologie quali crisi epilettiche e Corea di Huntington (malattia
genetica neurodegenerativa). Tale GABA interagisce con propri recettori
chiamati “recettori GABAergici” che si differenziano in recettori GABAA
e GABAB. Quindi i barbiturici agiscono proprio andando a mimare
l’azione del GABA sul sottotipo recettoriale GABAA (recettore
ionotropico) provocando quindi un’azione inibitoria centrale.
I barbiturici, oltre ad un’azione
sedativo-ipnotica, presentano anche un’azione anticonvulsivante e riescono (a
differenza delle benzodiazepine) ad indurre l’anestesia generale (cioè
anestesia con perdita di coscienza).
Come è stato già detto, oggi l’uso dei
barbiturici si è molto ridotto a causa della loro tossicità; infatti basta un
dosaggio quattro volte superiore quello terapeutico per provocare morte per
insufficienza respiratoria e circolatoria (in passato questi farmaci furono
ampiamente usati nei suicidi). Invece le
più nuove benzodiazepine sono molto meno tossiche, infatti la dose letale è
pari a mille volte quella terapeutica. Nonostante ciò, se si associano con
altri agenti deprimenti centrali quali oppioidi o alcol, si può avere un’azione
sinergica tossica che può portare a morte.
I barbiturici, in base alla durata d’azione e
alla rapidità d’insorgenza, si possono differenziale in:
- Barbiturici a durata d’azione ultrabreve (es. tiopentale), che vengono usati per via endovenosa per indurre l’anestesia generale.
- Barbiturici a durata d’azione breve o intermedia (es. pentobarbitale), che vengono usati come sedativo-ipnotici.
- Barbiturici a durata d’azione lunga (es. fenobarbitale), che vengono usati come anticonvulsivanti.
Quindi da ciò che è stato detto si può facilmente
intuire che la funzione del tiopentale nell’iniezione letale è quella di
indurre un’anestesia generale in modo da impedire che l’individuo sia cosciente
durante le somministrazioni successive.
La seconda sostanza che viene iniettata è il pancuronio bromuro, che è un principio
attivo che appartiene alla classe dei farmaci bloccanti neuromuscolari non
depolarizzanti. Esso agisce come antagonista del recettore nicotinico nella
placca neuromuscolare. Tale recettore è fondamentale per garantire il movimento
volontario, e un suo blocco porta ad un’azione miorilassante e paralizzante.
Il pancuronio bromuro è molto usato in
anestesia chirurgica, per evitare movimenti del paziente durante un’operazione
che possono risultare molto problematici; basti pensare ad un’operazione
delicata al cuore, l’ultima cosa che si vuole è che il paziente inizi a
muoversi.
Nell’iniezione letale, la sua funzione è
duplice. Viene usata sia per provocare un effetto miorilassante e paralizzante,
sia per provocare una depressione respiratoria (paralizzazione del diaframma)
che, associata all’arresto cardiaco provocato dall’ultima sostanza iniettata,
causa la morte dell’individuo.
La terza ed ultima sostanza iniettata è il cloruro di potassio (KCl). L’azione
tossica è dovuta proprio allo ione potassio (K+). Ve lo aspettavate?
Quel è il grande veleno che provoca la morte finale? Ebbene sì, è solo
potassio! Ma no tranquilli, se avete assunto del potassio (ad esempio mangiando
banane) non siete in pericolo di vita, anzi esso è un elemento essenziale per
la nostra vita. Paradosso? No. Alcuni veleni diventano tali a seconda della via
di somministrazione usata. Tipico esempio è l’aria; l’aria la puoi respirare,
ma guai ad iniettartela in vena. Stessa cosa vale per il potassio.
Il potassio cloruro iniettato ad una dose
superiore i 30 mg/kg porta ad una grave iperkaliemia (eccessiva concentrazione
di potassio nel sangue) che per svilupparsi quando somministrato per via orale
ha bisogno di dosi molto più alte (la dose letale di KCl per via orale è di 2500
mg/kg da assumere in 30 secondi).
L’azione tossica del potassio è dovuta alla sua
capacità di causare un aumento della concentrazione di tale ione nell’ambiente
extra-cellulare delle cellule cardiache che porta ad una riduzione del
potenziale di riposo, con parziale depolarizzazione. Di conseguenza si riduce
il potenziale d’azione, e questo fa sì che la contrazione cardiaca sia via via
più debole, fino a che si interrompe del tutto.
Inoltre in alcuni Stati dell’USA sono stati
provati anche dei nuovi cocktail, come ad esempio l’uso del tiopentale per via
endovenosa, associato a midazolam (benzodiazepina a durata d’azione ultrabreve
con effetto principalmente sedativo-ipnotico e miorilassante) e idromorfone
(oppioide) per via intramuscolare. L’associazione di un barbiturico con una
benzodiazepina e un oppioide causa un effetto sinergico di inibizione centrale
che porta a morte per insufficienza respiratoria e circolatoria.
Successivamente, a causa della sempre più grande difficoltà di
approvvigionamento del tiopentale, dovuto al fatto che le aziende produttrici
si rifiutavano di produrlo e venderlo per tale scopo (a causa di pressioni
etiche che si iniziarono ad abbattere su di esse), esso si sostituì
inizialmente con un altro barbiturico, cioè il pentobarbitale, e poi, più recentemente,
si provò a rimuoverlo del tutto utilizzando solo l’associazione midazolam/idromorfone,
che però si dimostrò causare estrema sofferenza nel condannato.
La pena di morte è ancora oggi un’amara
condanna per ottenere giustizia. Un omicidio legalizzato che macchia molte
parti del mondo. In alcuni Stati si applica addirittura per reati di opinione,
come ad esempio l’abbandono della propria religione.
Ma io vi chiedo, è forse normale che uno Stato
che detesta e punisce chi compie un omicidio, ne commette esso stesso uno? È
forse normale che per allontanare i cittadini dal compiere un omicidio ne venga
promosso uno pubblico? Meditiamo.
Figura 1. Struttura pancuronio bromuro. |
Figura 2. Struttura acido barbiturico. |
Figura 3. Struttura GABA. |
Figura 4. Struttura pentobarbitale. |
Figura 5. Struttura midazolam. |
Figura 6. Struttura tiopentale. |
Figura 7. Camera all'interno della quale si esegue l'iniezione letale https://www.youtube.com/watch?v=XZUhQ0oFkcw Video esecuzione tramite iniezione letale tratto dal film "Giustizia Privata" |
Commenti
Posta un commento